domenica 12 ottobre 2014

Lavoro minorile – cosa possiamo fare noi consumatori?


Nel mondo circa 200 milioni di minori lavorano, spesso a tempo pieno, e sono privati di un'educazione adeguata, una buona salute e del rispetto dei diritti umani fondamentali. Oltre 60 milioni di bambini non hanno nessun tipo di istruzione. In questi giorni girano molte immagini sui social media sul tema lavoro minorile. Cosa possiamo fare noi consumatori per assicurare un'infanzia ai bambini? Questo è un tema complesso.


Foto:  flickr.com GiveAwaySmile


L'articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia afferma che i bambini ed i ragazzi hanno il diritto di essere gli attori della propria vita e di partecipare alle decisioni che li riguardano, mettendo in discussione in modo profondo e radicale gli atteggiamenti che danno per scontato che i bambini e i ragazzi debbano essere visti ma non ascoltati. 

Quando guardiamo giocare i nostri figli, i nostri cuori si riempiono di gioia. Quando crescono e ci chiedono un paio di Converse spesso li accontentiamo senza pensare a chi le ha confezionate. Sono molte le aziende multinazionali che sono state accusate per aver usato bambini come lavoratori.  Anche Apple ha scoperto tanti casi di lavoro minorile tra i suoi fornitori in Cina. Nel 2005 due Ong, la International Labor Rights Fund e la Global Exchange, denunciarono Nestlé e le sue aziende fornitrici per l'uso di manodopera ridotta in schiavitù e anche la Coca Cola è probabilmente una delle società multinazionali più boicottate del mondo. Con la globalizzazione le società multinazionali, ma non soltanto, hanno spostato la produzione nei paesi più poveri e per noi consumatori è più difficile seguire la politica.

Secondo l’Unicef sono più di 150 milioni i bambini nel mondo che svolgono impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione. Secondo l’organizzazione The Child Labor Coalition 25-30 bambini al giorno muoiono per lavoro. Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta, in quanto sottoprodotto della povertà. Secondo i dati dell'ILO (International Labour Organization), nel mondo 74 milioni di bambini sono impiegati in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi. Inoltre, un milione di bambini sono ogni anno vittime di sfruttamento sessuale a fini commerciali. Una buona notizia però c'è. Secondo l’Unicef a partire dal 2002 si è verificata, soprattutto in America Latina e Caraibi, una diminuzione del 26% del numero di minori impiegati in lavori pericolosi. 
Cosa possiamo fare noi consumatori per combattere il lavoro minorile? Secondo l’ australiana Melanie Gow, Manager di World Vision Australia, boicottare non è sempre la soluzione migliore. Bisogna trovare delle strategie valide che durino nel tempo. Scrive che la società Levis Strauss offre istruzione ai bambini sotto 14 anni invece di lavoro e li prende poi a lavorare dopo che hanno finito gli studi. Scrive che noi consumatori possiamo far sentire la nostra voce, scrivendo ai nostri negozi preferiti e chiedere se i loro fornitori usano minori per lavorare. Cercando su internet ci sono anche dei petizioni da firmare. Anche campagne come Fair trade possono fare molto.

Intanto, cerchiamo di informarci prima di comprare e di non dare troppa importanza alla pubblicità che ci circonda. Cerchiamo di pensare al bene dei bambini. Per quanto ci riusciamo.





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